Edoardo Franceschini
Catania, 1928 - Varese, 2006
La sua pittura è caratterizzata dall'intersezione di linee che evocano paesaggi irreali e magici, visti attraverso l'intuizione di elementi non altrimenti percepibili. Franceschini usa spesso la tecnica del collages in rilievo, superfici colorate curvilinee che si intersecano in balzi continui di piani e di colori. Nel 2006 il Centro Arte Mercurio di Palermo gli dedica la prima mostra postuma “Astrazione e ritmo 1950-2000”, che raccoglie una significativa selezione di opere dagli anni ’50 al 2000.
Trascorre gli anni giovanili sviluppando vari interessi, gran parte dei quali ad orientamento artistico. A vent' anni è a Firenze dove esercita i mestieri più disparati. Nello stesso tempo frequenta l'Accademia di Belle Arti. I fermenti letterari e artistici dei primi anni cinquanta sono da stimolo al suo carattere inquieto e curioso e ne determinano una formazione eclettica, pronta a cogliere i nuovi stimoli in campo sperimentale.
Dal 1949 al 1952 si interessa a teatro e cinema. Dal 1955 comincia ad esporre in numerosi centri italiani e all’estero. Nel 1954 progetta e realizza la sua prima ed importante scenografia per il Teatro Greco di Siracusa. La passione per le scene lo porta a Roma dove collabora nei teatri di prosa e come assistente di vari scenografi. Dal 1956 Milano diventa la sua città di adozione. L'attività pittorica lo vedrà protagonista di mostre personali ed importanti rassegne di livello internazionale. Nel 1964 partecipa alla XXXII Biennale di Venezia. Attratto da tutto ciò che è nuovo, inizia una serie di viaggi da un continente all'altro, attento alle altre culture, che lo portano a formulare un linguaggio sempre più magico, quasi “quintessenziale”, volutamente "oltre".
Trascorre alcuni anni a Parigi, prendendo attivamente parte alla vita artistica della città e partecipando alla Biennale.
Artista instancabile e aperto alle sperimentazioni è stimolato dalla collaborazione con scrittori, musicisti contemporanei; notevoli a questo proposito le opere ispirate alle musiche di Ravel nelle quali l’artista riesce a realizzare una perfetta simbiosi tra musica e pittura, tra colore e ritmo musicale.
Con la collaborazione di amici letterati e poeti segue la regia di alcuni spettacoli a livello sperimentale a Milano. Con Giorgio Gaslini compie una serie di esperimenti di “mediazione visiva” al Teatro Angelicum di Milano. Franceschini considera teatro, musica, danza, cinema come parte integrante della sua ricerca, la quale si identifica con i problemi dell’uomo di oggi.
Punto di partenza di ogni suo lavoro è il colore, che dà vita alle forme della composizione, in continui serpeggiamenti, segni ora puntuali ora distesi, bilanciati da campiture più ampie che emergono dal nero strutturale. Un insieme dinamico, vibrante, “esplosivo”. La sua pittura è caratterizzata dall'intersezione di linee che evocano paesaggi irreali e magici, visti attraverso l'intuizione di elementi non altrimenti percepibili. Franceschini usa spesso la tecnica del collages in rilievo, superfici colorate curvilinee che si intersecano in balzi continui di piani e di colori che “spesso sono quelli dei grandi magazzini, delle confezioni”, come l’artista stesso dichiara nel 1967: “Mi sembra il modo più utile per impostare una polemica sui consumi: attraverso le sensazioni, piuttosto che attraverso gli oggetti. Quello che conta per me è l’immagine: la realtà vista da una angolazione critica. Per il resto il mio linguaggio è sempre lo stesso: prima si risolveva in forme oniriche, oggi in strutture più esatte. Cerco forme esatte, con riferimenti precisi al mondo della tecnica, ma ironizzate – surrealisticamente – attraverso il colore. Il mio lavoro somiglia all’accumulo di dati fatto da una macchina elettronica: poi avviene la ricomposizione. Come egli stesso aggiunge: “tutto ciò che ci dà benessere, dalla città all’autostrada, dalla segnaletica alla pubblicità, dalla moda ai grandi magazzini, agli aeroplani, le navi, le automobili, la nostra “Civiltà”, insomma, ha sostituito la “Realtà” diventando “Contraddizione”…”
Nel 2006 il Centro Arte Mercurio di Palermo gli dedica la prima mostra postuma “Astrazione e ritmo 1950-2000”, che raccoglie una significativa selezione di opere dagli anni ’50 al 2000. Fu proprio nella città di Palermo che l’artista realizzò nel 1953 la sua prima mostra pubblica presso la Galleria Civica d’Arte Moderna, seguita da una personale presso la libreria Flaccovio nel 1954. Le opere esposte in mostra spaziano dalle tele del periodo informale degli anni ’50, ai collage e alle tecniche miste degli anni ’70 fino ad arrivare agli ultimi lavori ad olio ed acrilico realizzati intorno al 2000, nei quali prevalgono i toni forti e decisi e i colori accesi. Alla Galleria Scoglio di Quarto di Milano nel 2008 viene organizzata la mostra “Omaggio a Edoardo Franceschini”, che ripercorre la carriera dell’artista attraverso opere degli anni ‘50 e ’60: si avverte l’ansia costante di fissare il colore in modo circolare e sfuggente, in bilico tra dinamiche conflittuali e armoniche fluttuazioni del segno. Una lezione di sguardo che la pittura di Franceschini sa offrire attraverso gli affioramenti prodigiosi del colore, avvolgente e smagliante in ogni suo segreto movimento.
Musei:
Tolentino, Macerata (Castello della Rancia)
Bibliografia:
Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, Seda, 1969; Edoardo Franceschini, Astrazione e Ritmo, 1950-2000, a cura di G. Mercurio, Milano, 2007
Dal 1949 al 1952 si interessa a teatro e cinema. Dal 1955 comincia ad esporre in numerosi centri italiani e all’estero. Nel 1954 progetta e realizza la sua prima ed importante scenografia per il Teatro Greco di Siracusa. La passione per le scene lo porta a Roma dove collabora nei teatri di prosa e come assistente di vari scenografi. Dal 1956 Milano diventa la sua città di adozione. L'attività pittorica lo vedrà protagonista di mostre personali ed importanti rassegne di livello internazionale. Nel 1964 partecipa alla XXXII Biennale di Venezia. Attratto da tutto ciò che è nuovo, inizia una serie di viaggi da un continente all'altro, attento alle altre culture, che lo portano a formulare un linguaggio sempre più magico, quasi “quintessenziale”, volutamente "oltre".
Trascorre alcuni anni a Parigi, prendendo attivamente parte alla vita artistica della città e partecipando alla Biennale.
Artista instancabile e aperto alle sperimentazioni è stimolato dalla collaborazione con scrittori, musicisti contemporanei; notevoli a questo proposito le opere ispirate alle musiche di Ravel nelle quali l’artista riesce a realizzare una perfetta simbiosi tra musica e pittura, tra colore e ritmo musicale.
Con la collaborazione di amici letterati e poeti segue la regia di alcuni spettacoli a livello sperimentale a Milano. Con Giorgio Gaslini compie una serie di esperimenti di “mediazione visiva” al Teatro Angelicum di Milano. Franceschini considera teatro, musica, danza, cinema come parte integrante della sua ricerca, la quale si identifica con i problemi dell’uomo di oggi.
Punto di partenza di ogni suo lavoro è il colore, che dà vita alle forme della composizione, in continui serpeggiamenti, segni ora puntuali ora distesi, bilanciati da campiture più ampie che emergono dal nero strutturale. Un insieme dinamico, vibrante, “esplosivo”. La sua pittura è caratterizzata dall'intersezione di linee che evocano paesaggi irreali e magici, visti attraverso l'intuizione di elementi non altrimenti percepibili. Franceschini usa spesso la tecnica del collages in rilievo, superfici colorate curvilinee che si intersecano in balzi continui di piani e di colori che “spesso sono quelli dei grandi magazzini, delle confezioni”, come l’artista stesso dichiara nel 1967: “Mi sembra il modo più utile per impostare una polemica sui consumi: attraverso le sensazioni, piuttosto che attraverso gli oggetti. Quello che conta per me è l’immagine: la realtà vista da una angolazione critica. Per il resto il mio linguaggio è sempre lo stesso: prima si risolveva in forme oniriche, oggi in strutture più esatte. Cerco forme esatte, con riferimenti precisi al mondo della tecnica, ma ironizzate – surrealisticamente – attraverso il colore. Il mio lavoro somiglia all’accumulo di dati fatto da una macchina elettronica: poi avviene la ricomposizione. Come egli stesso aggiunge: “tutto ciò che ci dà benessere, dalla città all’autostrada, dalla segnaletica alla pubblicità, dalla moda ai grandi magazzini, agli aeroplani, le navi, le automobili, la nostra “Civiltà”, insomma, ha sostituito la “Realtà” diventando “Contraddizione”…”
Nel 2006 il Centro Arte Mercurio di Palermo gli dedica la prima mostra postuma “Astrazione e ritmo 1950-2000”, che raccoglie una significativa selezione di opere dagli anni ’50 al 2000. Fu proprio nella città di Palermo che l’artista realizzò nel 1953 la sua prima mostra pubblica presso la Galleria Civica d’Arte Moderna, seguita da una personale presso la libreria Flaccovio nel 1954. Le opere esposte in mostra spaziano dalle tele del periodo informale degli anni ’50, ai collage e alle tecniche miste degli anni ’70 fino ad arrivare agli ultimi lavori ad olio ed acrilico realizzati intorno al 2000, nei quali prevalgono i toni forti e decisi e i colori accesi. Alla Galleria Scoglio di Quarto di Milano nel 2008 viene organizzata la mostra “Omaggio a Edoardo Franceschini”, che ripercorre la carriera dell’artista attraverso opere degli anni ‘50 e ’60: si avverte l’ansia costante di fissare il colore in modo circolare e sfuggente, in bilico tra dinamiche conflittuali e armoniche fluttuazioni del segno. Una lezione di sguardo che la pittura di Franceschini sa offrire attraverso gli affioramenti prodigiosi del colore, avvolgente e smagliante in ogni suo segreto movimento.
Musei:
Tolentino, Macerata (Castello della Rancia)
Bibliografia:
Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, Seda, 1969; Edoardo Franceschini, Astrazione e Ritmo, 1950-2000, a cura di G. Mercurio, Milano, 2007
