Edgard Pillet
Saint-Christoly-Médoc (Gironde), Francia, 1912 - Parigi, 1996
Riceve la prima formazione artistica all’Ecole des Beaux-Arts di Bordeaux, dove, dal 1927 al 1930, frequenta i corsi di scultura.
Nel 1931 si trasferisce all’Ecole des Beaux-Arts della capitale dove è allievo dello scultore Boucher; ma è Charles Despiau, conosciuto nel 1934, che lo incoraggia e gli dà consigli.
Nel 1936, grazie all’attività di scultore vince una borsa di studio che gli permette di soggiornare in Grecia; tre anni più tardi ottiene il Prix Abd-El-Tiff grazie al quale parte per Algeri dove progressivamente abbandona la scultura per dedicarsi alla sola pittura. Pillet, scartando ogni naturalismo, non lavorerà mai “sul motivo”. Ad Algeri, nel 1941, pubblica uno scritto nel quale spiega le sue convinzioni a proposito del ruolo dell’istinto e dell’esperienza, dell’emozione e della severità nel fare arte. Come afferma egli stesso: “La natura aggiunge, abbonda, sviluppa. L’arte sintetizza, epura, sceglie, fissa… sappiatevi disciplinare”. In queste parole Pillet annuncia l’orientamento a lui più congeniale: quello dell’ordine, di una ricerca dell’equivalenza dei segni pittorici, dei colori e delle armonie.
Alla fine della guerra Pillet torna a Parigi; per mantenersi scrive romanzi con lo pseudonimo Arshie Kay e lavora come critico letterario alla “Gazette des Beaux-Arts”.
Nel 1948 riceve il Prix de la Jeune Peinture con Jeune femme au chapeau, opera contraddistinta dalla figurazione post-cubista. In questo periodo Pillet si avvicina alle problematiche estetiche che caratterizzano i nuovi orientamenti dell’Ecole de Paris e comincia ad approfondire la pittura di Kandinsky, Mondrian, Delaunay e Magnelli per poi approdare infine all’astratto.
E’ nominato segretario generale della rivista “Art d’aujourd’hui” che comincia ad uscire nel giugno 1949 ed è la prima rivista del dopoguerra a difendere l’arte astratta.
Insieme con Jean Dewasne, nell’ottobre 1950 crea l’Atelier d’Art Abstrait a Parigi, negli spazi dell’Accademia de La Grande Chaumière. In questa sede spesso arrivano altri pittori astrattisti, quali Herbin, Domela, Deyrolle, Vasarely ed ogni due settimane si tengono “i martedì dell’Atelier” e le sale si aprono al pubblico per ascoltare i critici Degand, Estienne, Alvard, Gandertäl, Seuphor, Massat, Le Lyonnais e J. Ségal. All’Atelier gli artisti si scambiano idee, consigli, informazioni tecniche e riflessioni estetiche in completa libertà.
Nel 1951 ha luogo la prima mostra personale di Pillet, organizzata alla Galerie Denise René.
L’anno seguente è invitato ad esporre alla Galleria Artek di Helsinki e quando l’Atelier d’Art Abstrait chiude, Pillet, di ritorno dalla Finlandia, presenta il suo film astratto dal titolo “Genesi” con il quale, grazie all’animazione, riesce a far penetrare il pubblico nel processo artistico.
Altre personali gli vengono allestite alla Galleria Março di Lisbona nel 1953, alla Galleria Apollo e al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles; nel 1955 alla Galleria Schmitt di Metz e nel 1955, anno della sua partenza per l’America, alla Galleria Arnaud di Parigi e Del Fiore a Milano.
Sei esposizioni segnano il suo soggiorno oltre oceano, di cui una a New York dove conosce Pollock. Negli anni 1956-57 insegna all’Art Institute di Chicago finché decide di tornare in Francia.
L’esposizione del 1959 alla Galerie Craven di Parigi rivela l’abbandono del gioco geometrico. Lo sfondo è scomparso, lasciando completa libertà a un grafismo sfrenato e ondulato. Nascono composizioni ovali, dalle tonalità scure, caratterizzate da nodi ed anse. Questa nuova animazione della superficie è la conseguenza del desiderio di esplorare un nuovo universo spaziale. Il tema della rotondità trascina Pillet verso i “Creusets” il cui trompe l’oeil della pittura piana si modula su superfici curve, costruite da Pillet con le proprie mani. I Creusets che verso il 1961 assomigliano a maschere, sono rimpiazzati nel 1963-64 da un gioco di forme concave e convesse. Attraverso l’invenzione di questa nuova tecnica si può considerare Pillet come “pittore-scultore”. Negli anni seguenti l’artista ha perseguito l’esercizio di tre discipline: pittura, scultura e architettura in una sintesi rivelatrice del suo desiderio di un’arte totale.
Negli anni Sessanta espone frequentemente a Parigi, Londra, Oslo, Bruxelles e partecipa a numerose collettive negli Stati Uniti, in Giappone, Italia, Olanda, Belgio, Danimarca e Vietnam.
E’ inoltre invitato abitualmente ai più importanti Salons parigini di arte astratta (Salon de Mai, Réalité Nouvelles, Comparaison).
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Parigi (Museo Nazionale d’Arte Moderna; Musée Municipal), Grenoble (Francia); Algeri; New York; Eilat (Israele); Giacarta, Bielefeld (Germania); Imatra, Helsinky (Finalndia).
Bibliografia:
L. Harambourg, L’Ecole de Paris, 1945-1965, Neuchatel, Ides & Calendes, 1993 ;
© Edgard Pillet, by SIAE 2025
Nel 1931 si trasferisce all’Ecole des Beaux-Arts della capitale dove è allievo dello scultore Boucher; ma è Charles Despiau, conosciuto nel 1934, che lo incoraggia e gli dà consigli.
Nel 1936, grazie all’attività di scultore vince una borsa di studio che gli permette di soggiornare in Grecia; tre anni più tardi ottiene il Prix Abd-El-Tiff grazie al quale parte per Algeri dove progressivamente abbandona la scultura per dedicarsi alla sola pittura. Pillet, scartando ogni naturalismo, non lavorerà mai “sul motivo”. Ad Algeri, nel 1941, pubblica uno scritto nel quale spiega le sue convinzioni a proposito del ruolo dell’istinto e dell’esperienza, dell’emozione e della severità nel fare arte. Come afferma egli stesso: “La natura aggiunge, abbonda, sviluppa. L’arte sintetizza, epura, sceglie, fissa… sappiatevi disciplinare”. In queste parole Pillet annuncia l’orientamento a lui più congeniale: quello dell’ordine, di una ricerca dell’equivalenza dei segni pittorici, dei colori e delle armonie.
Alla fine della guerra Pillet torna a Parigi; per mantenersi scrive romanzi con lo pseudonimo Arshie Kay e lavora come critico letterario alla “Gazette des Beaux-Arts”.
Nel 1948 riceve il Prix de la Jeune Peinture con Jeune femme au chapeau, opera contraddistinta dalla figurazione post-cubista. In questo periodo Pillet si avvicina alle problematiche estetiche che caratterizzano i nuovi orientamenti dell’Ecole de Paris e comincia ad approfondire la pittura di Kandinsky, Mondrian, Delaunay e Magnelli per poi approdare infine all’astratto.
E’ nominato segretario generale della rivista “Art d’aujourd’hui” che comincia ad uscire nel giugno 1949 ed è la prima rivista del dopoguerra a difendere l’arte astratta.
Insieme con Jean Dewasne, nell’ottobre 1950 crea l’Atelier d’Art Abstrait a Parigi, negli spazi dell’Accademia de La Grande Chaumière. In questa sede spesso arrivano altri pittori astrattisti, quali Herbin, Domela, Deyrolle, Vasarely ed ogni due settimane si tengono “i martedì dell’Atelier” e le sale si aprono al pubblico per ascoltare i critici Degand, Estienne, Alvard, Gandertäl, Seuphor, Massat, Le Lyonnais e J. Ségal. All’Atelier gli artisti si scambiano idee, consigli, informazioni tecniche e riflessioni estetiche in completa libertà.
Nel 1951 ha luogo la prima mostra personale di Pillet, organizzata alla Galerie Denise René.
L’anno seguente è invitato ad esporre alla Galleria Artek di Helsinki e quando l’Atelier d’Art Abstrait chiude, Pillet, di ritorno dalla Finlandia, presenta il suo film astratto dal titolo “Genesi” con il quale, grazie all’animazione, riesce a far penetrare il pubblico nel processo artistico.
Altre personali gli vengono allestite alla Galleria Março di Lisbona nel 1953, alla Galleria Apollo e al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles; nel 1955 alla Galleria Schmitt di Metz e nel 1955, anno della sua partenza per l’America, alla Galleria Arnaud di Parigi e Del Fiore a Milano.
Sei esposizioni segnano il suo soggiorno oltre oceano, di cui una a New York dove conosce Pollock. Negli anni 1956-57 insegna all’Art Institute di Chicago finché decide di tornare in Francia.
L’esposizione del 1959 alla Galerie Craven di Parigi rivela l’abbandono del gioco geometrico. Lo sfondo è scomparso, lasciando completa libertà a un grafismo sfrenato e ondulato. Nascono composizioni ovali, dalle tonalità scure, caratterizzate da nodi ed anse. Questa nuova animazione della superficie è la conseguenza del desiderio di esplorare un nuovo universo spaziale. Il tema della rotondità trascina Pillet verso i “Creusets” il cui trompe l’oeil della pittura piana si modula su superfici curve, costruite da Pillet con le proprie mani. I Creusets che verso il 1961 assomigliano a maschere, sono rimpiazzati nel 1963-64 da un gioco di forme concave e convesse. Attraverso l’invenzione di questa nuova tecnica si può considerare Pillet come “pittore-scultore”. Negli anni seguenti l’artista ha perseguito l’esercizio di tre discipline: pittura, scultura e architettura in una sintesi rivelatrice del suo desiderio di un’arte totale.
Negli anni Sessanta espone frequentemente a Parigi, Londra, Oslo, Bruxelles e partecipa a numerose collettive negli Stati Uniti, in Giappone, Italia, Olanda, Belgio, Danimarca e Vietnam.
E’ inoltre invitato abitualmente ai più importanti Salons parigini di arte astratta (Salon de Mai, Réalité Nouvelles, Comparaison).
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Parigi (Museo Nazionale d’Arte Moderna; Musée Municipal), Grenoble (Francia); Algeri; New York; Eilat (Israele); Giacarta, Bielefeld (Germania); Imatra, Helsinky (Finalndia).
Bibliografia:
L. Harambourg, L’Ecole de Paris, 1945-1965, Neuchatel, Ides & Calendes, 1993 ;
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