Georges Goldkorn
Szydlowice, Polonia, 1908 - Parigi, 1977
Nel 1957 all’esposizione “Comparaison” la sua tela è giudicata dal critico René Barotte, il miglior invio a fianco di quella di Alexander Garbell, Jacques Germain e Serge Poliakoff. Alla fine degli anni Cinquanta viaggia in Italia e nel 1960 è in Israele per esporre alla Casa della Cultura di Tel Aviv. L’obiettivo che ora Goldkorn persegue è tradurre i suoi ricordi e le meditazioni con dei segni. Visita la Grecia e l’America e nel 1967 è invitato al Salon des Réalité Nouvelles. Parallelamente, è molto intensa la serie di esposizioni nelle gallerie parigine, in particolare alla Galerie Simone Heller, fino al 1972.
Fino a quindici anni si dedica agli studi religiosi ebraici e in seguito, su consiglio del pittore espressionista Henryk Gottlieb, entra all’Accademia Reale di Belle Arti di Cracovia. Nel 1927 il giovane Goldkorn passa all’Accademia Reale di Bruxelles e un anno dopo studia sotto la direzione degli artisti Isidore Opsomer e Rik Wouters all’Istituto superiore di Belle Arti di Anversa. E’affascinato dagli espressionisti, soprattutto Ensor e Permeke.
Nel 1938 presenta trenta tele ad Anversa il cui colorato espressionismo conferma il suo successo. Le opere di questo periodo vengono distrutte dal bombardamento della sua casa. Nel 1940 l’invasione del Belgio lo costringe a fuggire in Francia.
Si arruola nell’armata polacca ed è internato nel campo di concentramento di Gurs (Francia). Riesce ad evadere e raggiunge Lione. Qui conosce il mercante Marcel Michaud che gli organizza un’esposizione alla Galerie Folklore, seguita da un’altra esposizione, nel 1946, con tele figurative dai colori molto forti. Lo stesso anno la Galerie Mai di Parigi presenta le sue opere accompagnate da un catalogo introdotto da Stanislas Fumet. In queste tele si ravvisa un disegno fermo, quasi severo. La monumentalità degli oggetti ne determina immediatamente la presenza nella composizione. Le prospettive sono decise ed i colori, caldi e limpidi. Nulla è di troppo. Ogni dettaglio conserva la sua decisiva importanza.
Installatosi a Parigi, nel 1948 espone alla Galerie La Gentilhommière. Lo stesso anno debutta al Salon d’Automne con una tela raffigurante l’insurrezione del ghetto di Varsavia. Nel 1951 la Galerie La Boetie gli organizza un’importante personale e nella presentazione al catalogo Jean Bouret scrive: “Potente, alle fonti di una tradizione secolare, l’arte di Goldkorn non può essere altro che questa arte violenta e colorata, piena di passione, di ritmo, ricca di risonanze, testimone di un animo inquieto e di una volontà di controllo sul mondo”. La critica lo loda: “Ciò che stupisce immediatamente in quest’esposizione è il carattere monumentale di un’arte violenta nei colori, potente nei ritmi … l’inquietudine che si legge nelle forme troncate delle mani”. (Pierre Descargues in “Les Lettres Françaises”).
Il Museo di Arte Moderna di Parigi gli acquista l’opera Rythmes. Fino al 1951 la ricerca di Goldkorn è situata nell’ambito del figurativo, dove l’influenza della costruzione cubista si accompagna alla grande ammirazione per i lavori di Matisse. Nel 1952 una svolta porta l’artista ad interrogarsi sul significato dell’arte astratta; a tal proposito intraprende una serie di gouaches non figurative, molto colorate. Nel 1953 è invitato al Salon de Mai, al quale espone fino al 1957. Trascorre quattro mesi in Spagna in viaggio di studio e di documentazione per la creazione di una serie di acquaforti per l’opera “Images de Séfarade”. Nel 1955 il critico d’arte Raymond Nacenta lo invita ad esporre insieme ai pittori dell’Ecole de Paris.
In questo periodo si precisa il suo rinnovamento plastico; Goldkorn focalizza l’interesse su linee, olumi e ritmi, risolvendo le composizioni con estremo rigore. Il carattere focoso è temperato dalla padronanza dei mezzi d’espressione.
Nel 1956 la svolta definitiva: l’artista fa “tabula rasa” del passato figurativo; impegnandosi nell’astrazione è convinto che solo questa forma d’arte abbia possibilità illimitate.
Nel 1957 all’esposizione “Comparaison” la sua tela è giudicata dal critico René Barotte, il miglior invio a fianco di quella di Alexander Garbell, Jacques Germain e Serge Poliakoff. Alla fine degli anni Cinquanta viaggia in Italia e nel 1960 è in Israele per esporre alla Casa della Cultura di Tel Aviv. L’obiettivo che ora Goldkorn persegue è tradurre i suoi ricordi e le meditazioni con dei segni. Visita la Grecia e l’America e nel 1967 è invitato al Salon des Réalité Nouvelles. Parallelamente, è molto intensa la serie di esposizioni nelle gallerie parigine, in particolare alla Galerie Simone Heller, fino al 1972.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Varsavia, Polonia, Casa della Cultura;
Anversa, Belgio, Stedelijk Kunstsalon;
Bruxelles, Belgio, Plais des Beaux-Arts;
Ramath-Gan, Israele, Casa della Cultura.
Bibliografia:
R. Nacenta, La Scuola di Parigi, Istituto Geografico de Agostini, Novara, 1960; A. Bosquet, Goldkorn, Le musée de poche, Parigi, Fall, 1975; L. Harambourg, L’Ecole de Paris, 1945-1965, Neuchatel, Ides & Calendes, 1993; N. Nieszawer, M. Boyé, P. Fogel, Peintres Juif à Paris, Ecole de Paris, Paris, Editions Denoël, 2000; A. M. Darmon, Autour de l’art juif, Ecyclopédie des peintres, photographes et sculpteurs, Chatou, Editions Carnot, 2003.
Nel 1938 presenta trenta tele ad Anversa il cui colorato espressionismo conferma il suo successo. Le opere di questo periodo vengono distrutte dal bombardamento della sua casa. Nel 1940 l’invasione del Belgio lo costringe a fuggire in Francia.
Si arruola nell’armata polacca ed è internato nel campo di concentramento di Gurs (Francia). Riesce ad evadere e raggiunge Lione. Qui conosce il mercante Marcel Michaud che gli organizza un’esposizione alla Galerie Folklore, seguita da un’altra esposizione, nel 1946, con tele figurative dai colori molto forti. Lo stesso anno la Galerie Mai di Parigi presenta le sue opere accompagnate da un catalogo introdotto da Stanislas Fumet. In queste tele si ravvisa un disegno fermo, quasi severo. La monumentalità degli oggetti ne determina immediatamente la presenza nella composizione. Le prospettive sono decise ed i colori, caldi e limpidi. Nulla è di troppo. Ogni dettaglio conserva la sua decisiva importanza.
Installatosi a Parigi, nel 1948 espone alla Galerie La Gentilhommière. Lo stesso anno debutta al Salon d’Automne con una tela raffigurante l’insurrezione del ghetto di Varsavia. Nel 1951 la Galerie La Boetie gli organizza un’importante personale e nella presentazione al catalogo Jean Bouret scrive: “Potente, alle fonti di una tradizione secolare, l’arte di Goldkorn non può essere altro che questa arte violenta e colorata, piena di passione, di ritmo, ricca di risonanze, testimone di un animo inquieto e di una volontà di controllo sul mondo”. La critica lo loda: “Ciò che stupisce immediatamente in quest’esposizione è il carattere monumentale di un’arte violenta nei colori, potente nei ritmi … l’inquietudine che si legge nelle forme troncate delle mani”. (Pierre Descargues in “Les Lettres Françaises”).
Il Museo di Arte Moderna di Parigi gli acquista l’opera Rythmes. Fino al 1951 la ricerca di Goldkorn è situata nell’ambito del figurativo, dove l’influenza della costruzione cubista si accompagna alla grande ammirazione per i lavori di Matisse. Nel 1952 una svolta porta l’artista ad interrogarsi sul significato dell’arte astratta; a tal proposito intraprende una serie di gouaches non figurative, molto colorate. Nel 1953 è invitato al Salon de Mai, al quale espone fino al 1957. Trascorre quattro mesi in Spagna in viaggio di studio e di documentazione per la creazione di una serie di acquaforti per l’opera “Images de Séfarade”. Nel 1955 il critico d’arte Raymond Nacenta lo invita ad esporre insieme ai pittori dell’Ecole de Paris.
In questo periodo si precisa il suo rinnovamento plastico; Goldkorn focalizza l’interesse su linee, olumi e ritmi, risolvendo le composizioni con estremo rigore. Il carattere focoso è temperato dalla padronanza dei mezzi d’espressione.
Nel 1956 la svolta definitiva: l’artista fa “tabula rasa” del passato figurativo; impegnandosi nell’astrazione è convinto che solo questa forma d’arte abbia possibilità illimitate.
Nel 1957 all’esposizione “Comparaison” la sua tela è giudicata dal critico René Barotte, il miglior invio a fianco di quella di Alexander Garbell, Jacques Germain e Serge Poliakoff. Alla fine degli anni Cinquanta viaggia in Italia e nel 1960 è in Israele per esporre alla Casa della Cultura di Tel Aviv. L’obiettivo che ora Goldkorn persegue è tradurre i suoi ricordi e le meditazioni con dei segni. Visita la Grecia e l’America e nel 1967 è invitato al Salon des Réalité Nouvelles. Parallelamente, è molto intensa la serie di esposizioni nelle gallerie parigine, in particolare alla Galerie Simone Heller, fino al 1972.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Varsavia, Polonia, Casa della Cultura;
Anversa, Belgio, Stedelijk Kunstsalon;
Bruxelles, Belgio, Plais des Beaux-Arts;
Ramath-Gan, Israele, Casa della Cultura.
Bibliografia:
R. Nacenta, La Scuola di Parigi, Istituto Geografico de Agostini, Novara, 1960; A. Bosquet, Goldkorn, Le musée de poche, Parigi, Fall, 1975; L. Harambourg, L’Ecole de Paris, 1945-1965, Neuchatel, Ides & Calendes, 1993; N. Nieszawer, M. Boyé, P. Fogel, Peintres Juif à Paris, Ecole de Paris, Paris, Editions Denoël, 2000; A. M. Darmon, Autour de l’art juif, Ecyclopédie des peintres, photographes et sculpteurs, Chatou, Editions Carnot, 2003.
