Isaac Dobrinsky
Makaroff, Ucraina, 1891 - Parigi, 1973
Dal 1930 gli sono allestite importanti personali a Parigi: Galerie L’Epoque, Galerie Charpentier, Galerie Bosc, Galerie Passali e a Londra presso la Renel Gallery.
Le sue opere sono caratterizzate da un misurato uso della materia; Dobrinsky stende strati leggeri di colore, caricando maggiormente la pennellata nella definizione delle sagome rendendo così l’opera molto aerea ed estremamente spontanea.
Le sue opere sono caratterizzate da un misurato uso della materia; Dobrinsky stende strati leggeri di colore, caricando maggiormente la pennellata nella definizione delle sagome rendendo così l’opera molto aerea ed estremamente spontanea.
Rimasto orfano all’età di sette anni, entra in una scuola ebraica ed in seguito si trasferisce a Kiev. Comincia a modellare sculture in terracotta e si iscrive alla Scuola d’arte di Sabatovski mantenendosi lavorando in una fabbrica di scatole.
Nel 1912 arriva a Parigi dove viene calorosamente accolto dallo scultore Marek Szwarc. Si stabilisce al falansterio della “Ruche” dividendo lo studio con Chaïm Soutine. Un anno dopo Dobrinsky si ammala ed è costretto a lasciare la scultura per la pittura. Comincia ad esporre le sue tele ai Salons parigini: Salon de la Società des Beaux Arts, des Tuileries, des Indépendants, d’Automne.
Nel 1914 entra nella Legione Straniera, ma viene esonerato per ragioni di salute. Di ritorno a Parigi frequenta l’Académie Colarossi ed incontra Vera Kremer, che sposerà nel 1926. Dal 1930 gli sono allestite importanti personali a Parigi: Galerie L’Epoque, Galerie Charpentier, Galerie Bosc, Galerie Passali e a Londra presso la Renel Gallery.
Le sue opere sono caratterizzate da un misurato uso della materia; Dobrinsky stende strati leggeri di colore, caricando maggiormente la pennellata nella definizione delle sagome rendendo così l’opera molto aerea ed estremamente spontanea.
Nel 1938 Waldemar George scrive di lui in “Beaux Arts”: “Ci si può chiedere come egli trasmetta le sensazioni di vita e come egli animi un corpo o un viso. Dobrinsky non ha procedure prestabilite. Registra ed esteriorizza le emozioni visuali che sente. […] Toni franchi, e soprattutto rossi d’una qualità molto rara, illuminano le sue tele delle quali si ama la dolce malinconia, la discreta eloquenza e l’intima atmosfera”.
Dopo aver abitato per ventisette anni alla “Ruche” Dobrinsky si sposta in Rue d’Odessa. Nel 1942 lascia la capitale per rifugiarsi a Bergerac; in questo periodo si dedica soprattutto ai ritratti, molti di loro raffigurano il figlio Joseph. Dopo la liberazione torna a Parigi.
Tra il 1947 e il 1948 Serge e Rachel Pludermacher aprono la scuola Maison-Lafitte per i figli di ebrei deportati e Dobrinsky viene chiamato a far loro il ritratto. Per molti anni vi si reca quotidianamente al fine di terminare l’impegno preso. I ritratti che realizza sono molto intensi e delicati; con tratto rapido e preciso esegue, già con il colore, lo studio dei visi. Nello sguardo di ogni bambino, Dobrinsky è in grado di cogliere ogni ferita subita interiormente; attraverso la pittura riesce a indagare e a scavare nel profondo dell’anima, senza rivelare appieno il dramma dell’innocenza perduta ma lasciandolo trapelare discretamente, a tutela della dignità di ogni singolo individuo.
Dobrinsky lascia inoltre un vasto corpus di disegni, d’importanza fondamentale per comprendere la sua ricerca; per composizioni più complesse realizza uno schema d’insieme che poi riporta sulla tela o sul cartone. Negli ultimi anni di vita l’artista alloggia a Parigi insieme al pittore Lubitch presso Mme Herkulan; molti dei suoi disegni sono stati eseguiti sulla carta intestata del laboratorio di proprietà di quest’ultima.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Boulogne-Billancourt, Musée Municipal
Parigi, Museo d’Arte Moderna
New York, Usa, Jewish Museum
Bibliografia:
N. Nieszawer, M. Boyé - P. Fogel, Peintres Juif à Paris, Ecole de Paris, Editions Denoël, Paris, 2000
© Isaac Dobrinsky, by SIAE 2025
Nel 1912 arriva a Parigi dove viene calorosamente accolto dallo scultore Marek Szwarc. Si stabilisce al falansterio della “Ruche” dividendo lo studio con Chaïm Soutine. Un anno dopo Dobrinsky si ammala ed è costretto a lasciare la scultura per la pittura. Comincia ad esporre le sue tele ai Salons parigini: Salon de la Società des Beaux Arts, des Tuileries, des Indépendants, d’Automne.
Nel 1914 entra nella Legione Straniera, ma viene esonerato per ragioni di salute. Di ritorno a Parigi frequenta l’Académie Colarossi ed incontra Vera Kremer, che sposerà nel 1926. Dal 1930 gli sono allestite importanti personali a Parigi: Galerie L’Epoque, Galerie Charpentier, Galerie Bosc, Galerie Passali e a Londra presso la Renel Gallery.
Le sue opere sono caratterizzate da un misurato uso della materia; Dobrinsky stende strati leggeri di colore, caricando maggiormente la pennellata nella definizione delle sagome rendendo così l’opera molto aerea ed estremamente spontanea.
Nel 1938 Waldemar George scrive di lui in “Beaux Arts”: “Ci si può chiedere come egli trasmetta le sensazioni di vita e come egli animi un corpo o un viso. Dobrinsky non ha procedure prestabilite. Registra ed esteriorizza le emozioni visuali che sente. […] Toni franchi, e soprattutto rossi d’una qualità molto rara, illuminano le sue tele delle quali si ama la dolce malinconia, la discreta eloquenza e l’intima atmosfera”.
Dopo aver abitato per ventisette anni alla “Ruche” Dobrinsky si sposta in Rue d’Odessa. Nel 1942 lascia la capitale per rifugiarsi a Bergerac; in questo periodo si dedica soprattutto ai ritratti, molti di loro raffigurano il figlio Joseph. Dopo la liberazione torna a Parigi.
Tra il 1947 e il 1948 Serge e Rachel Pludermacher aprono la scuola Maison-Lafitte per i figli di ebrei deportati e Dobrinsky viene chiamato a far loro il ritratto. Per molti anni vi si reca quotidianamente al fine di terminare l’impegno preso. I ritratti che realizza sono molto intensi e delicati; con tratto rapido e preciso esegue, già con il colore, lo studio dei visi. Nello sguardo di ogni bambino, Dobrinsky è in grado di cogliere ogni ferita subita interiormente; attraverso la pittura riesce a indagare e a scavare nel profondo dell’anima, senza rivelare appieno il dramma dell’innocenza perduta ma lasciandolo trapelare discretamente, a tutela della dignità di ogni singolo individuo.
Dobrinsky lascia inoltre un vasto corpus di disegni, d’importanza fondamentale per comprendere la sua ricerca; per composizioni più complesse realizza uno schema d’insieme che poi riporta sulla tela o sul cartone. Negli ultimi anni di vita l’artista alloggia a Parigi insieme al pittore Lubitch presso Mme Herkulan; molti dei suoi disegni sono stati eseguiti sulla carta intestata del laboratorio di proprietà di quest’ultima.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Boulogne-Billancourt, Musée Municipal
Parigi, Museo d’Arte Moderna
New York, Usa, Jewish Museum
Bibliografia:
N. Nieszawer, M. Boyé - P. Fogel, Peintres Juif à Paris, Ecole de Paris, Editions Denoël, Paris, 2000
© Isaac Dobrinsky, by SIAE 2025
