Aurelie Nemours
Parigi, 1910 - 2005
Tra i maggiori esponenti dell’astrazione geometrica, Aurelie Nemours ha dedicato la vita intera alla pittura che ha vissuto come ricerca della Verità e dell’Unità. Attraverso l’estrema riduzione delle forme e dei colori, le sue tele offrono una riflessione sull’essenza e sul divenire dell’universo. I quadri di Aurelie Nemours sono da considerare oggetti di meditazione. Per l’artista l’arte è la quintessenza della vita perché traduce allo stesso tempo il cuore e la testa dell’individuo e ne penetrano lo spirito.
Nel 1929 si iscrive alla Scuola del Louvre, completando i corsi triennali. Dal 1937 al 1940 frequenta l’Atelier di Paul Colin per poi entrare, nel 1941, all’Academie di André Lothe, dove resta fino al 1945.
Nel 1948 s’iscrive all’Atelier aperto da Fernand Leger, appena rientrato dagli Stati Uniti e, a partire dall’anno successivo, il suo stile comincia a definirsi in tutta la sua originalità. Comincia ad esporre in mostre collettive internazionali e ai Salon di Parigi: Réalités Nouvelles, Salon Comparaison, d’Art Sacré, d’Automne, Grands et Jeunes d’aujourd’hui.
Nel 1953 la Galerie Colette Allendy le organizza la prima esposizione personale e la presenta al critico Michel Seuphor che scrive l’introduzione alla mostra. Tra i due s’instaura una profonda amicizia e la Nemours è invitata a partecipare alle riunioni quindicinali animate dal critico presso il caffè Chez Victor sul Boulevard des Batignolles.
Negli anni seguenti altre importanti gallerie e Musei le dedicano mostre personali, tra le maggiori si ricordano: Galerie de Beaune, Parigi (1954); Drian Galleries, Londra (1961); Galerie Mesure, Parigi (1962); Galleria Lorenzelli, Bergamo (1970-1974); Galerie Roger d’Amecourt, Parigi (1977); Galerie Teufel, Colonia e Stuttgart (1980); Musée de Pontoise (1984); Centre Noroit d’Arras (1989); Galerie Denise René, Parigi (1992-1993); Musée de Grenoble (1996).
Nel 1994 riceve il Grand Prix National de peinture.
Sebbene la sua pittura sia strettamente da considerasi nei limiti del non figurativo, essa si può suddividere in periodi, o meglio in serie. Le opere del 1949 assomigliano a mosaici composti da rettangoli e triangoli irregolari, dipinti nei toni dell’ocra, separati da un reticolo di linee bianche o nere. In seguito si aggiungono cerchi, segmenti di cerchi, mezzelune; una piccola serie di tele ha evidenti riferimenti all’opera dell’artista Auguste Herbin. Dalla prima personale nel 1953, quasi senza altre eccezioni, organizza la struttura dei suoi lavori in verticali e orizzontali e ciò andrà a costituire una delle caratteristiche costanti della sua opera.
Dopo il 1960 utilizza sovente una struttura a scacchi e, a partire da uno schema abbastanza semplice gioca sulle opposizioni di colori mostrando una ricchezza infinita di combinazioni. Nel 1967 si permette una deroga al principio fondamentale dell’angolo retto, rompendo il ritmo con qualche breve intervento obliquo o ancora, soprattutto nei collages, utilizzando le linee dritte, oblique e curve, i pieni e i vuoti dei caratteri tipografici. Negli anni settanta torna alle combinazioni basate sul quadrato.
Tra il 1976 il 1977 esplora le vibrazioni del bianco e nero creando la serie “Struttura del silenzio”.
Verso la fine degli anni ’80 comincia le serie “Policrome” e “Monocrome” e nel 1989 a Stuttgart presenta una serie di sessantacinque tele quadrate monocrome rosse, blu, bianche e nere allineate per oltre 50 metri.
Al Musée des Beaux-Arts di Moulouse nel 1990 espone insieme ad Adami, Atlan, Basquiat, Chaissac, Charchoune, Debré, Goetz, Lanskoy, Pignon, Schneider alla mostra “Collections privée d’Art Contemporain”. Nel 1991 realizza le serie “Nombre” e “Hasard”.
Nel 1998 è incaricata di disegnare le vetrate per il Prieuré di Salagon a Mane (Francia) e nel 2001 fonda un Premio di pittura che porta il suo nome. L’anno seguente smette definitivamente di dipingere.
Il Museo di arte Moderna e Contemporanea Georges Pompidou di Parigi le dedica nel 2004, una retrospettiva dal titolo “Rythme, nombre, couleur”.
La città di Rennes le commissiona una scultura monumentale per il nuovo quartiere di Beauregard. L’artista concepisce 72 colonne identiche, in granito grigio di Bretagna di 4 metri e mezzo di altezza ripartite a intervalli regolari su un’area rettangolare. L’opera è stata inaugurata nel giugno 2007, dopo la scomparsa dell’artista.
Tra i maggiori esponenti dell’astrazione geometrica, Aurelie Nemours ha dedicato la vita intera alla pittura che ha vissuto come ricerca della Verità e dell’Unità. Attraverso l’estrema riduzione delle forme e dei colori, le sue tele offrono una riflessione sull’essenza e sul divenire dell’universo. I quadri di Aurelie Nemours sono da considerare oggetti di meditazione. Per l’artista l’arte è la quintessenza della vita perché traduce allo stesso tempo il cuore e la testa dell’individuo e ne penetrano lo spirito.
Musei:
Albi, Alés, Besançon, Ceret, Chollet, Parigi, Rennes, Saint Etienne (Musée de l’art et de l’Industie); Strasburgo – Francia;
Cleveland (Museum of Art), Dallas (Museum of Fine Arts), Stati Uniti;
Dusseldorf, Sarrebruck, (Saarslandmuseum Moderne Galerie) – Germania;
Londra (Victoria and Albert Museum);
Città del Messico (Museo de Ciudad Cuauhtémoc);
Locarno (Musée d’art contemporain de Chatêau de Visconti), Zurigo – Svizzera;
Bruxelles
Bibliografia:
Nemours, mostra personale, Bergamo, Galleria Lorenzelli, 1970; Lemoine Serge, Aurelie Nemours: Catalogue Raisonné, Skira, 2018.
© Aurelie Nemours, by SIAE 2025
Nel 1948 s’iscrive all’Atelier aperto da Fernand Leger, appena rientrato dagli Stati Uniti e, a partire dall’anno successivo, il suo stile comincia a definirsi in tutta la sua originalità. Comincia ad esporre in mostre collettive internazionali e ai Salon di Parigi: Réalités Nouvelles, Salon Comparaison, d’Art Sacré, d’Automne, Grands et Jeunes d’aujourd’hui.
Nel 1953 la Galerie Colette Allendy le organizza la prima esposizione personale e la presenta al critico Michel Seuphor che scrive l’introduzione alla mostra. Tra i due s’instaura una profonda amicizia e la Nemours è invitata a partecipare alle riunioni quindicinali animate dal critico presso il caffè Chez Victor sul Boulevard des Batignolles.
Negli anni seguenti altre importanti gallerie e Musei le dedicano mostre personali, tra le maggiori si ricordano: Galerie de Beaune, Parigi (1954); Drian Galleries, Londra (1961); Galerie Mesure, Parigi (1962); Galleria Lorenzelli, Bergamo (1970-1974); Galerie Roger d’Amecourt, Parigi (1977); Galerie Teufel, Colonia e Stuttgart (1980); Musée de Pontoise (1984); Centre Noroit d’Arras (1989); Galerie Denise René, Parigi (1992-1993); Musée de Grenoble (1996).
Nel 1994 riceve il Grand Prix National de peinture.
Sebbene la sua pittura sia strettamente da considerasi nei limiti del non figurativo, essa si può suddividere in periodi, o meglio in serie. Le opere del 1949 assomigliano a mosaici composti da rettangoli e triangoli irregolari, dipinti nei toni dell’ocra, separati da un reticolo di linee bianche o nere. In seguito si aggiungono cerchi, segmenti di cerchi, mezzelune; una piccola serie di tele ha evidenti riferimenti all’opera dell’artista Auguste Herbin. Dalla prima personale nel 1953, quasi senza altre eccezioni, organizza la struttura dei suoi lavori in verticali e orizzontali e ciò andrà a costituire una delle caratteristiche costanti della sua opera.
Dopo il 1960 utilizza sovente una struttura a scacchi e, a partire da uno schema abbastanza semplice gioca sulle opposizioni di colori mostrando una ricchezza infinita di combinazioni. Nel 1967 si permette una deroga al principio fondamentale dell’angolo retto, rompendo il ritmo con qualche breve intervento obliquo o ancora, soprattutto nei collages, utilizzando le linee dritte, oblique e curve, i pieni e i vuoti dei caratteri tipografici. Negli anni settanta torna alle combinazioni basate sul quadrato.
Tra il 1976 il 1977 esplora le vibrazioni del bianco e nero creando la serie “Struttura del silenzio”.
Verso la fine degli anni ’80 comincia le serie “Policrome” e “Monocrome” e nel 1989 a Stuttgart presenta una serie di sessantacinque tele quadrate monocrome rosse, blu, bianche e nere allineate per oltre 50 metri.
Al Musée des Beaux-Arts di Moulouse nel 1990 espone insieme ad Adami, Atlan, Basquiat, Chaissac, Charchoune, Debré, Goetz, Lanskoy, Pignon, Schneider alla mostra “Collections privée d’Art Contemporain”. Nel 1991 realizza le serie “Nombre” e “Hasard”.
Nel 1998 è incaricata di disegnare le vetrate per il Prieuré di Salagon a Mane (Francia) e nel 2001 fonda un Premio di pittura che porta il suo nome. L’anno seguente smette definitivamente di dipingere.
Il Museo di arte Moderna e Contemporanea Georges Pompidou di Parigi le dedica nel 2004, una retrospettiva dal titolo “Rythme, nombre, couleur”.
La città di Rennes le commissiona una scultura monumentale per il nuovo quartiere di Beauregard. L’artista concepisce 72 colonne identiche, in granito grigio di Bretagna di 4 metri e mezzo di altezza ripartite a intervalli regolari su un’area rettangolare. L’opera è stata inaugurata nel giugno 2007, dopo la scomparsa dell’artista.
Tra i maggiori esponenti dell’astrazione geometrica, Aurelie Nemours ha dedicato la vita intera alla pittura che ha vissuto come ricerca della Verità e dell’Unità. Attraverso l’estrema riduzione delle forme e dei colori, le sue tele offrono una riflessione sull’essenza e sul divenire dell’universo. I quadri di Aurelie Nemours sono da considerare oggetti di meditazione. Per l’artista l’arte è la quintessenza della vita perché traduce allo stesso tempo il cuore e la testa dell’individuo e ne penetrano lo spirito.
Musei:
Albi, Alés, Besançon, Ceret, Chollet, Parigi, Rennes, Saint Etienne (Musée de l’art et de l’Industie); Strasburgo – Francia;
Cleveland (Museum of Art), Dallas (Museum of Fine Arts), Stati Uniti;
Dusseldorf, Sarrebruck, (Saarslandmuseum Moderne Galerie) – Germania;
Londra (Victoria and Albert Museum);
Città del Messico (Museo de Ciudad Cuauhtémoc);
Locarno (Musée d’art contemporain de Chatêau de Visconti), Zurigo – Svizzera;
Bruxelles
Bibliografia:
Nemours, mostra personale, Bergamo, Galleria Lorenzelli, 1970; Lemoine Serge, Aurelie Nemours: Catalogue Raisonné, Skira, 2018.
© Aurelie Nemours, by SIAE 2025
