Paolo Vallorz
Caldés, Trento, 1931 - Parigi, 2017
Nel '95 Jean Clair, direttore del museo Picasso a Parigi e suo estimatore lo invita all'importante rassegna “Identità e alterità” che, a Venezia, celebrava il centenario della Biennale. Nel 2005 il MART gli dedica una personale: “Paolo Vallorz. La Natura come Storia dell'uomo”.
Il suo incontro con la pittura è molto precoce. Nel 1948 frequenta, per un anno, l'Accademia di Belle Arti di Venezia, sotto la guida del maestro Guido Cadorin. A 19 anni si trasferisce a Parigi, dove frequenta i corsi di Storia dell'Arte all'Ecole du Louvre e, contemporaneamente, l'Accademia Libera della Grande Chaumière di Montparnasse. Vive in clandestinità, per evitare il servizio militare: erano gli anni delle frequentazioni con Klein, César, Giacometti, Restany e Burri al quartiere Latino. In quel periodo produce opere astratte, prima geometriche e poi informali. Negli anni della maturità, riacquisterà personalmente le opere di questo periodo per distruggerle, in quanto non si riconosce più in quanto realizzato. Crea numerosi oggetti in ferro battuto e l'altare della chiesa di Vermandovilliers, nel nord della Francia. Nel 1956 lascia la pittura per dedicarsi alle auto da corsa: progetta e realizza con Tinguely una macchina con la quale entrambi partecipano nel 1958 alla 24 ore di Le Mans.
Nella prima metà degli anni Sessanta espone per due volte a New York, partecipa a collettive a Parigi e a Tolosa, ottiene il primo premio di pittura alla Tate Gallery di Londra. Ancora in questi anni partecipa ad importanti collettive a Pittsbourgh e Darmstadt ed espone nel 1967 alla Gallerie Claude Bernard di Parigi.
Negli anni Settanta si riavvicina all'ambiente italiano: nel 1970 al castello di Caldés presenta un'importante personale, seguita da due esposizioni a Milano e un'altra a Torino. Le opere di questo periodo sono, per lo più, dipinti di paesaggio. È la sua terra natale ad offrirgli spunti significativi.
Si occupa anche di rivalutare e riqualificare l'opera di un gruppo di artigiani – artisti della Val di Sole, fra cui spiccano gli artisti: Mauro Pancheri, Albino Rossi e Luciano Zanoni; l'artigiano Bruno Baggia. Nel 1978, a Milano, ha luogo l'esposizione della serie “Albe e tramonti”. Le sue partecipazioni a collettive italiane e francesi sono numerosissime.
Nel 1993 Vallorz dona un cospicuo numero di opere al MART inerenti tre nuclei tematici corrispondenti ai suoi soggetti preferiti degli ultimi vent'anni del XX secolo: il paesaggio, la natura morta e il ritratto.
E' infatti proprio dal paesaggio, dalla natura che Vallorz riparte, alla fine degli anni settanta, conclusa l'esperienza dell'astrattismo pittorico, per inventare un linguaggio figurativo, un alfabeto pittorico spogliato da qualsiasi sovrastruttura concettuale ed accademica. Come lui stesso ribadisce in quella che potrebbe valere come una sintetica biografia: "Sono nato tra gli alberi multicolori della Val di Sole, valle del sole baciata da acque limpide e fresche. Ho fatto la mia esperienza formale concettuale ma me ne sono ritratto avvilito e scontento. Sono ritornato alla vita, alla natura, ai fiori, ai frutti nella loro naturalità vera. Li vedo intensamente anche quando sono chiuso in una stanza buia a pensare". Del resto la connessione fra la vita dell'artista e la sua pittura è assoluta: la nascita avvenuta in un campo, lo smarrimento nel bosco da bambino con il lieto fine, accadimenti fiabeschi che si riverberano nel suo fare pittura. Vallorz si addentra nei boschi, ne raccoglie e le trasforma in pittura, le luci, le paure, la malinconia e lo splendore dei fiori, la forza delle rocce, degli alberi: con i suoi dipinti egli "intende cogliere le cose essenziali del mondo" - come lui stesso ha spiegato - Mondo in cui hanno creduto generazioni e generazioni di uomini: la terra che diventa albero, l'albero che dà i frutti; l'orto e il campo coi loro frutti sepolti, l'uomo che li fa crescere e li attende, il tempo che lui matura, la gente che li coglie, se ne nutre e li ripianta. Natura, dunque come storia dell'uomo."
Nel '95 Jean Clair, direttore del museo Picasso a Parigi e suo estimatore lo invita all'importante rassegna “Identità e alterità” che, a Venezia, celebrava il centenario della Biennale.
Negli ultimi anni si dedica a raffigurare dettagli dei paesaggi che tanto ama, in particolare un soggetto: tre piante che partono da un unico gruppo di radici, ubicate sul monte Peller, nei pressi di Caldes.
Dipinge inoltre una lunga serie di opere raffiguranti cieli e montagne, molte delle quali vengono incluse in una mostra del '98, curata dallo stesso Jean Clair.
Nel 2005 il MART gli dedica una personale: “Paolo Vallorz. La Natura come Storia dell'uomo”.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Rovereto (Mart)
Trento, Castel Ivano, Ivano Fracena
Trento, Palazzo Roccabruna
Bibliografia :
J. Clair, Cieli. 52 dipinti di Paolo Vallorz. Catalogo della mostra (Milano, 1998); V. Sgarbi, Paolo Vallorz, Nudi, ritratti, figure, Milano, Compagnia del Disegno, 1990
© Paolo Vallorz, by SIAE 2025
Nella prima metà degli anni Sessanta espone per due volte a New York, partecipa a collettive a Parigi e a Tolosa, ottiene il primo premio di pittura alla Tate Gallery di Londra. Ancora in questi anni partecipa ad importanti collettive a Pittsbourgh e Darmstadt ed espone nel 1967 alla Gallerie Claude Bernard di Parigi.
Negli anni Settanta si riavvicina all'ambiente italiano: nel 1970 al castello di Caldés presenta un'importante personale, seguita da due esposizioni a Milano e un'altra a Torino. Le opere di questo periodo sono, per lo più, dipinti di paesaggio. È la sua terra natale ad offrirgli spunti significativi.
Si occupa anche di rivalutare e riqualificare l'opera di un gruppo di artigiani – artisti della Val di Sole, fra cui spiccano gli artisti: Mauro Pancheri, Albino Rossi e Luciano Zanoni; l'artigiano Bruno Baggia. Nel 1978, a Milano, ha luogo l'esposizione della serie “Albe e tramonti”. Le sue partecipazioni a collettive italiane e francesi sono numerosissime.
Nel 1993 Vallorz dona un cospicuo numero di opere al MART inerenti tre nuclei tematici corrispondenti ai suoi soggetti preferiti degli ultimi vent'anni del XX secolo: il paesaggio, la natura morta e il ritratto.
E' infatti proprio dal paesaggio, dalla natura che Vallorz riparte, alla fine degli anni settanta, conclusa l'esperienza dell'astrattismo pittorico, per inventare un linguaggio figurativo, un alfabeto pittorico spogliato da qualsiasi sovrastruttura concettuale ed accademica. Come lui stesso ribadisce in quella che potrebbe valere come una sintetica biografia: "Sono nato tra gli alberi multicolori della Val di Sole, valle del sole baciata da acque limpide e fresche. Ho fatto la mia esperienza formale concettuale ma me ne sono ritratto avvilito e scontento. Sono ritornato alla vita, alla natura, ai fiori, ai frutti nella loro naturalità vera. Li vedo intensamente anche quando sono chiuso in una stanza buia a pensare". Del resto la connessione fra la vita dell'artista e la sua pittura è assoluta: la nascita avvenuta in un campo, lo smarrimento nel bosco da bambino con il lieto fine, accadimenti fiabeschi che si riverberano nel suo fare pittura. Vallorz si addentra nei boschi, ne raccoglie e le trasforma in pittura, le luci, le paure, la malinconia e lo splendore dei fiori, la forza delle rocce, degli alberi: con i suoi dipinti egli "intende cogliere le cose essenziali del mondo" - come lui stesso ha spiegato - Mondo in cui hanno creduto generazioni e generazioni di uomini: la terra che diventa albero, l'albero che dà i frutti; l'orto e il campo coi loro frutti sepolti, l'uomo che li fa crescere e li attende, il tempo che lui matura, la gente che li coglie, se ne nutre e li ripianta. Natura, dunque come storia dell'uomo."
Nel '95 Jean Clair, direttore del museo Picasso a Parigi e suo estimatore lo invita all'importante rassegna “Identità e alterità” che, a Venezia, celebrava il centenario della Biennale.
Negli ultimi anni si dedica a raffigurare dettagli dei paesaggi che tanto ama, in particolare un soggetto: tre piante che partono da un unico gruppo di radici, ubicate sul monte Peller, nei pressi di Caldes.
Dipinge inoltre una lunga serie di opere raffiguranti cieli e montagne, molte delle quali vengono incluse in una mostra del '98, curata dallo stesso Jean Clair.
Nel 2005 il MART gli dedica una personale: “Paolo Vallorz. La Natura come Storia dell'uomo”.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Rovereto (Mart)
Trento, Castel Ivano, Ivano Fracena
Trento, Palazzo Roccabruna
Bibliografia :
J. Clair, Cieli. 52 dipinti di Paolo Vallorz. Catalogo della mostra (Milano, 1998); V. Sgarbi, Paolo Vallorz, Nudi, ritratti, figure, Milano, Compagnia del Disegno, 1990
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